Periodo di evoluzione: 794 - 1192

I nobili della tribù Yamato (chiamati kuge) e le loro famiglie, che trovavano nella corte imperiale il fulcro delle loro attività, delegarono la cura delle terre ad essi assegnate a dei servitori armati (saburau: servire; da cui poi samurai), generalmente scelti tra i loro cadetti. Questi, nel loro ruolo di sovrintendenti, incominciarono a loro volta a formare i propri clan e ad aumentare il loro potere economico sino a formare quell'aristocrazia provinciale militare (buke) che incominciò a richiedere il potere politico; sarà dal clan Taira che arriveranno i primi attacchi al potere imperiale.

Le scuole di arcieria giapponese incominciano quindi a spostarsi verso un'istruzione meno spiccatamente "filosofica"; la prima a nascere ufficialmente sarà quella fondata da Henmi Kiyomitsu.

Personaggi a metà fra storia e mito compaiono frequentemente in Giappone; un arciere famoso appartenente a questa categoria fu Minamoto no Yorimasa (1104 - 1180); secondo lo Heike Monogatari egli avrebbe ucciso il mostro mitologico chiamato nue (dalla testa di scimmia, dorso del tasso, zampe di tigre e coda del serpente) e la sua storia è stata ripresa nel dramma del teatro dall'omonimo titolo di Nue.

Con la guerra gempei (1180-1185) il clan dei Minamoto (Genji) distrusse quello dei Taira (Heike) ed instaurò la dittatura dello Shôgun (facendo divenire ereditario un titolo che era in origine un incarico provvisorio), completando così il passaggio del potere dai kuge ai buke. Saranno le cronache di questa guerra a riportarci, tra le altre, le notizie del primo episodio di harakiri ed i nomi dei più famosi arcieri e le loro imprese: Minamoto no Tametomo, Nasu no Yoichi.

Minamoto no Tametomo (1139 - 1177?) apparteneva alla famiglia dei futuri vincitori; era un uomo particolarmente alto e forte, si dice che le sue frecce misurassero "dodici mani e due dita" e che ci volessero cinque uomini per tendere il suo arco; egli viveva in esilio sull'isola di Ôshima che considerava il proprio dominio privato e non intendeva pagare alcuna tassa al governo centrale.

Quest'ultimo inviò una flottiglia di 20 piccole imbarcazioni da guerra per costringerlo a pagare, ma egli come primo gesto di sfida prese una freccia dalla larga punta fischiante e centrò così potentemente una di queste imbarcazioni da passarla da parte a parte, alcuni centimetri sotto la linea di galleggiamento, affondandola; motivo più che sufficiente per far desistere tutta la spedizione.

Nasu no Yoichi Munetaka (1160 - ?) apparteneva anch'egli alla schiera dei futuri vincitori della battaglia navale di Yashima e combatteva tra le file del più famoso Minamoto no Yoshitsune; nelle ultime fasi della battaglia, dalle navi dei Taira venne lanciata una sfida agli arcieri della controparte: centrare un ventaglio appeso ad uno degli alberi della nave. Yoshitsune ordinò a Nasu no Yoichi di raccogliere la sfida e da terra egli entrò nell'acqua con tutto il cavallo, pregò gli dei di aiutarlo e subito vento e mare si calmarono; la sua freccia karimata colpì il rivetto del ventaglio disfacendolo e facendolo volare verso l'alto; dopo un istante di silenzio, con un boato, la folla presente inneggiò all'impresa.