Introduzione

Una delle più difficili domande alle quali si può essere chiamati a rispondere è: "Ma perché proprio il kyûdô?"; è già difficile spiegare perché una persona si dedichi alla pratica dell'arco occidentale anziché al gioco della briscola o al fitness.

È possibile arrivarci per caso o dopo lustri dedicati ad altre arti marziali, è possibile esserne incuriositi dopo anni di militanza nell'arcieria occidentale oppure esserne attratti istintivamente, ma ciò che ti permette di non abbandonarne la pratica per tutta la vita può essere racchiuso in uno dei suoi più noti aforismi: per il kyûdô sono necessari Spirito e Tecnica.

Per imparare la tecnica dell'arco giapponese non basta certo un corso di 3 mesi; a differenza dell'arco occidentale vi è un rapporto dinamico tra arciere ed attrezzo che si evolve negli anni, tant'è vero che all'inizio della pratica molti farebbero un patto col diavolo per incominciare presto, neanche a comprendere, almeno a capire.

In questo periodo si incomincia quindi ad analizzare esteriormente, come se non fossero propri, tutti i particolari anatomici che la ragione sa di possedere e contemporaneamente si leggono tutti i testi possibili per tentare di capire le parole del proprio Maestro che, non trovando riferimenti nel nostro interno, ci sembrano koan, le parabole apparentemente senza senso del buddismo Zen.

Aiutati poi anche dai fattori esteriori come l'abbigliamento, adatto alla pratica, le formalità da seguire durante la pratica stessa, la ricerca della "forma mentis" che ti dicono necessaria, si incomincia a sentire di ricevere dal proprio corpo una specifica sensazione per ogni particolare del tiro, ma ciò avviene solo iniziando ad abbandonare il proprio ego, perché mentre l'ego grida il corpo sussurra.

Con il tempo si incomincia a familiarizzare con queste sensazioni e le parole del Maestro che sembravano così esoteriche iniziano ad avere un significato; si inizia a riconoscere queste sensazioni e si tenta di replicarle, ma quando credi di essere arrivato alla meta si apre un'altra porta e si vede un altro pezzo di strada da percorrere.

E strada dopo strada, porta dopo porta, capisci che si inizia sapendo che la tecnica e lo spirito sono necessari ma poi ti accorgi che ci vogliono invece Spirito e Tecnica … e che devono essere uniti (shingi ittai).

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